giovedì 27 settembre 2012

Chablis Premier Cru Vaillons - Jean-Paul & Benoit Droin

Quando si parla di Chardonnay non si può non parlare della Borgogna, dove ogni anno vengono prodotti vini che entrano di diritto tra i simboli dell’art de vivre francese, nonché punti di riferimento assoluti per il mondo enologico.
Lo Chardonnay rappresenta il 45% della superficie vitata della Borgogna ed è diffuso soprattutto nella zona di Chablis, nello Yonne.
Nello Chablis lo Chardonnay viene vinificato e fatto riposare praticamente solo in acciaio, per esaltare le sue note varietali più fresche, fruttate, floreali e vegetali e soprattutto la purezza di quel particolare accento minerale che ricorda la pietra focaia (poudre à canon o pierre à fusil per i francesi).
L’AOC Chablis (Appellation d’Origine Controlèe) è suddivisa in quattro aree di produzione ben definite: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru, con vini di struttura e complessità crescenti e con periodi di evoluzione che vanno dai 2-3 anni per i Petit Chablis, fino ai 15 anni per i migliori Grand Cru.
Lo Chablis Premier Cru Vaillons è probabilmente uno dei migliori vini prodotti da Jean-Paul e Benoit Droin a Chablis. Ai classici aromi di agrumi e scorza di limone caratteristici di questa tipologia, nello Chablis Premier Cru Vaillons si sommano note minerali raffinate, con un finale lungo e molto strutturato.
Il famosissimo Robert Parker su “The Wine Advocate” lo valuta addirittura 93 punti e lo definisce così:
“Lo Chablis Vaillons è meravigliosamente vivo nel bicchiere. Un sontuoso, ben articolato bouquet colpisce il palato, dove strati di frutto cristallino emergono con grande autorevolezza. Il Vaillons mostra una spaventosa energia e una continua tensione dall'inizio alla fine. Sentori di scorza di limone, pompelmo e gelsomino perdurano a lungo. Si tratta di un vino spettacolare di Droin. Il Vaillon viene invecchiato per il 20% in legno. Raggiungerà la piena maturità nel 2013-2014 ...”
Se lo dice lui, c’è da fidarsi.
A’ Votre Santé.

mercoledì 26 settembre 2012

Bianchello del Metauro 2011 La Ripe - Az. Agr. Roberto Lucarelli

Il bianchello del Metauro è uno dei vini bianchi tradizionali delle Marche, il cui nome deriva in parte dal suo colore scarico, ed in parte da uno dei principali fiumi della regione, il Metauro appunto.
La zona di coltivazione comprende le province di Pesaro e Urbino e la zona più vocata si trova a nord del fiume Metauro.
La Cantina Lucarelli, oltre a produrre olio, produce esclusivamente due varietà: Il bianchello del Metauro ed il Sangiovese dal cannello lungo.
Il Bianchello del Matautro La Ripe, pur essendo per caratteristiche proprie un vino di modesta struttura, è stato una piacevole sorpresa facendosi notare per i suoi netti profumi floreali e fruttati discretamente eleganti, ed una elevata sapidità dal punto di vista gustativo.
Semplice ma non banale!

Ribolla Gialla - Marina Sgubin

Se vi capita di passare dalle parti del Collio, magari proprio dalle parti di Dolegna sul Collio, prendete la via che porta dritta dritta verso la Cantina Venica & Venica, assaggiate un imperdibile bicchiere di Sauvignon  “Ronco delle Mele”, e poi arrampicandovi per la stessa stradina da cui siete arrivati, giungerete sino al ristorante di Marina Sgubin.
Qui potrete assaggiare la sua deliziosa cucina, il tutto abbinato ai suoi vini, ognuno diverso per ogni portata e tutti ottenuti da uve biologiche.
In Italia attualmente la cultura del vino biologico e biodinamico non è ancora affermata quanto dovrebbe; la maggior parte dei comuni consumatori quando sente parlare di questi termini resta sempre un po’ perplessa.
Ciò a causa di una non corretta informazione su questa tipologia di prodotti e sui procedimenti utilizzati per ottenerli.
Personalmente penso che il futuro riserverà delle belle sorprese a quei produttori che hanno deciso di sposare questa filosofia, e se anche il consumatore dovrà spendere qualcosa in più, per un prodotto più genuino ne valga sicuramente la pena.
La Ribolla di Marina Sgubin è sicuramente un buon prodotto, decisamente complesso nei profumi e con una buona persistenza. Non siamo certo di fronte alla classica “Ribollina” per intendersi, bensì ad un prodotto ben riuscito, che rispetta la natura ed i suoi processi.
Gli altri vini prodotti da Marina Sgubin derivano dai vitigni autoctoni di questa zona: il Friulano, da lei chiamato il Bianco Storico, probabilmente per rifiuto a quanto stabilito a livello comunitario che stabilì che non poteva più essere usato il nome Tocai, la Malvasia Istriana, lo Schioppettino, oltre ovviamente agli internazionali Pinot Nero, Sauvignon, Cabernet, Merlot.
Il costo medio dei prodotti si aggira intorno ai 10 Euro.
Promettente e salutare!
Azienda Vitivinicola Biologia Marina Sgubin
Località Scriò, 13 – Dolegna del Collio

martedì 18 settembre 2012

Ravenna Rosso IGT Burson Max 2007 - Azienda Agricola Spinetta


“Un Cabernet grazie!”; “Un bicchiere di Merlot per favore!”; “Per me due Chardonnay ed un Sauvignon!”.
Pressoché in ogni parte dello stivale, entrando in un bar qualunque, sostanzialmente sono queste le ordinazioni che si sentono fare più frequentemente.
Tutti vitigni internazionali, ovviamente con origini diverse, ormai coltivati in ogni parte del mondo.
I vitigni autoctoni, con le dovute eccezioni (Prosecco, Nebbiolo, Barbera ad esempio), vengono invece oggi sempre più dimenticati, lasciati ai pochi intenditori che hanno voglia di scoprirli.
In realtà, a dispetto di altri paesi europei od extraeuropei, l’Italia è ricca di vitigni autoctoni, più o meno conosciuti.
Pensiamo al Friuli Venezia Giulia ad esempio, con i suoi Ribolla Gialla, Friulano, Schioppettino; oppure al Trentino Alto Adige con i vari Schiava, Teroldego e Lagrein; oppure, ancora, allo stesso Veneto con i suoi Garganega, Vespaiola, Corvina, Rondinella.
Al centro poi abbiamo l’Umbria con il suo splendido Sagrantino, le Marche con il Verdicchio, l’Abruzzo con la Cococciola, il Molise con la Tintillia…
Al Sud stessa cosa: in Calabria il Gaglioppo, in Puglia il Primitivo, il Negroamaro e l’Uva di Troia, in Sicilia il Nero d’Avola, il Carricante, il Cataratto, il Grillo, il Frappato, il Nerello Mascalese.
E questi sono solo alcuni, perché in Italia di vitigni autoctoni registrati ufficialmente ce ne sono oltre 350.
Insomma i vitigni autoctoni in Italia sono davvero tanti e penso meriterebbero di essere maggiormente valorizzati e riscoperti.
L’Azienda Agricola Spinetta ha il merito di seguire questa filosofia, e con il suo Burson Max va a riscoprire un antico vitigno, ormai quasi a rischio estinzione, denominato Uva Longanesi.
Questo vitigno è originario della zona di Bagnacavallo, in Romagna, dove è stata rinvenuta la pianta madre nel podere della famiglia Longanesi (soprannominata appunto "Bursòn”).
L’Uva Longanesi è stata riconosciuta ufficialmente come varietà nel 2000, espandendosi poi con rapidità nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna.
Il Burson Max generalmente è un vino di grande struttura e buona morbidezza e nelle annate migliori riesce a raggiungere ottimi livelli anche dal punto di vista della persistenza gusto-olfattiva.
L’affinamento è di 18 mesi in barriques di rovere francese e 6 mesi in bottiglia.
Purtroppo l’annata degustata (2007) non sembra essere all’altezza di quanto descritto poco sopra, risultando essere piuttosto “corto” e ruvido, con tannini troppo accentuati nonostante la temperatura di servizio fosse al di sopra di quella ottimale.
Che dire, come si diceva un tempo, rimandato a Settembre. E visto che a settembre ci siamo già, se ne riparlerà l’anno prossimo.
Azienda Agricola Spinetta
Via Pozzo n. 26 – Santa Lucia
48018 FAENZA (RA)
www.spinetta .it

lunedì 17 settembre 2012

Montepulciano d'Abruzzo Rosso di Ripa 2011 - Cantina Ripa Teatina

Ho avuto modo di visitare questa cantina grazie a Violetta e Gianluca, due cari amici conosciuti a New York alcuni anni fa nel corso del mio viaggio di nozze.
Questa cantina sociale si trova nell’omonimo paese in provincia di Chieti, all’interno della zona del Montepulciano d’Abruzzo DOC, a 10 Km dal mare ed a 20 Km dalla Maiella. Può contare all’incirca su 500 soci e le varietà prodotte, oltre ovviamente a quelle autoctone Montepulciano, Trebbiano, Cerasuolo e Pecorino, sono lo Chardonnay ed il Merlot .
I prezzi sono molto convenienti e vanno segnalate due particolari curiosità.
La prima riguarda la possibilità di acquistare il vino sfuso direttamente da delle specie di pompe di benzina, con tanto di prezzo al litro, gradazione alcolica, e temperatura del vino.
La seconda, riguarda il confezionamento dei loro prodotti base, che vengono proposti in appositi “bricchi”, delle sorte di bariletti simili a quelli utilizzati per la birra, con tanto di rubinetto per la mescita.
Il Rosso di Ripa è un Montepulciano in purezza, fatto fermentare in serbatoi di vetro e parte in barrique. L’affinamento avviene solo in bottiglia. Allo sguardo visivo si presenta di un rosso rubino intenso, e dal punto di vista olfattivo presenta i caratteristici profumi che contraddistinguono il Montepulciano d’Abruzzo.
L’alcolicità è moderata, così come la sua persistenza gusto olfattiva. In definitiva un vino sincero e discreto, adatto a tutti i giorni.

giovedì 13 settembre 2012

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Vigneto delle Oche - Fattoria San Lorenzo


Ormai sono alcuni anni che mi diletto a degustare i vini della nostra bella Italia, sfinendo amici, parenti, conoscenti e sconosciuti, con i miei discorsi sul vino.
Possibilmente mai lo stesso, sempre uno diverso, sia per vitigno, che per zona, oltre naturalmente alla cantina.
Oggi un bianco del Friuli, domani un Taurasi campano e domani chissà, magari un Gattinara Piemontese.
Approfondire, scoprire nuovi odori, nuovi sapori, arricchire sempre più il mio bagaglio personale.
Questo attualmente è il mio scopo primario, che alimenta la mia passione per questo mondo straordinario.
Una cosa però è certa, sempre meno spesso mi capita di stupirmi, di emozionarmi, di ripensare ad un vino bevuto mesi e mesi prima e di risentirne ancora il suo gusto in bocca, vivo come allora.
Fortunatamente però, a volte succede… Ed allora è “amore” vero.
Il suo tipico riflesso verdolino si vede ancora, ma il giallo vira visibilmente verso il dorato. Questa versione è infatti un 2008.
Mettendolo sotto il naso capisco subito che potrebbe essere una di quelle giornate da ricordare, ma è sempre meglio non illudersi. Non sempre in bocca ritroviamo ciò che il naso può solo prevedere.
Poi finalmente il primo sorso… tremendamente corposo con i suoi 14 gradi e mezzo portati benissimo e con un finale infinito. Di quelli che risenti in bocca anche l’indomani al risveglio.
Fattoria San Lorenzo è una piccola azienda marchigiana ma con un sacco di talento.
Ho avuto la fortuna di degustare anche il loro prodotto base, …Di Gino…., e devo confermare quello che ho sempre pensato, ossia che i grandi vini vanno degustati prima nella loro versione base.
Quando il base è eccellente, cosa che senz’altro si può dire della versione Di Gino, sicuramente la versione di punta non potrà che essere sensazionale …
Signori, tutti in piedi, Standing Ovation!!!

Verdicchio dei Castelli di Jesi - Conti di Buscareto

Il Verdicchio è il simbolo dell’Enologia marchigiana e personalmente, per quanto mi riguarda, è stato subito amore a prima vista, anzi, al primo assaggio.
Purchè non si tratti delle scadenti versioni reperibili nei supermercati, non mi delude quasi mai e lo considero tra i 4 o 5 migliori bianchi d’Italia
Il suo corpo mi affascina ogni volta di più e quando si ha la fortuna di berne una versione invecchiata di 5 – 6 se non addirittura 10 anni non si può non restarne estasiati.
L’Azienda Agricola Conti di Buscareto dispone di circa 70 ettari di vigneto collocati tra Arcevia (destinati alla produzione del Verdicchio), Morro d’Alba (per la produzione dell’omonimo vitigno Lacrima), e Monte San Vito (per la produzione del Rosso Piceno).
L’Azienda produce altresì degli interessanti spumanti metodo Charmat, prodotti rispettivamente con uve Verdicchio e Lacrima, quest’ultimo anche in versione Rosè.
Per essere un Verdicchio base, con affinamento di 4 – 5 mesi in acciaio, è sicuramente un buon prodotto con un ottimo rapporto qualità prezzo. In un ristorante onesto è possibile infatti trovarlo tra gli 8 e i 10 Euro. L’annata 2010 sul loro sito è in vendita a soli 6 Euro.
Giovane ma con la stoffa del campione.

venerdì 7 settembre 2012

Perlugo - Pievalta

Ventinove ettari ripartiti su due vigne, che nella tradizione sono tra le più vocate dei Castelli di Jesi, tra i Comuni di Maiolati Spontini e di San Paolo (AN). I due terreni hanno differenti caratteristiche pedologiche: quello di Maiolati in località Monteschiavo, collocato sulla sinistra del fiume Esino è caratterizzato da bianche argille calcaree e quello di San Paolo di Jesi, in contrada Follonica, è posto a 400 metri slm dove l’argilla e la sabbia poggiano su un fondo di tufo.
Cantina interessante, impegnata sempre di più a rispettare i crismi della coltivazione biologica e biodinamica. I vigneti sono sparsi fra Marche, Franciacorta e Toscana.
Il Perlugo è un metodo classico ottenuto con uve Verdiccio al 100%, riposa sui lieviti per 12 mesi, dotato di un giallo paglierino brillante con riflessi verdolini, di buona freschezza e persistenza.
Certo non è uno Campagne e nemmeno un Franciacorta, ma conserva la sua identità e merita sicuramente un assaggio. Promettente.

Cento su Cento 2010 - Castel di Salve

Oggi parliamo di una cantina Salentina, Castel di Salve, conosciuta recentemente nel corso di una visita guidata organizzata dal Movimento Turismo del Vino di Puglia.
Visita ben organizzata, con tanto di preparato sommelier a bordo del pulmino che ci ha accompagnati, il quale nel corso del tragitto sino alla cantina ha descritto agli enoturisti le caratteristiche dei vitigni tipici della puglia, del Salento in particolare, nonché dei vini che avremmo trovato in degustazione presso la Cantina selezionata.
Ad accoglierci all’arrivo abbiano trovato Francesca, molto simpatica, gentile e preparata, la quale ci ha accompagnato nella visita alla cantina, descrivendoci sia le fasi della produzione del vino sia la storia della Cantina Castel Di Salve.
Al termine della visita, all’interno di una bellissima sala, abbiamo infine potuto degustare alcuni dei prodotti dell’azienda: il Santi Medici Bianco da uve Verdeca e Malvasia, il Santimedici Rosato interamente da uve Negroamaro, il Priante Rosso da uve Negroamaro e Montepulciano, ed infine l’Aleatico Passito dall’omonimo vitigno.
Quello che non ci è stato fatto assaggiare però è il Cento su Cento da uve Primitivo, che ho avuto il piacere di bere con alcuni amici.
Imponente, quasi pesante con i suoi 16 gradi, estremamente complesso e con una persistenza infinita. Frutta rossa matura in confettura, viola; freschezza ben presente e sapidità accentuata. Se fosse un calciatore porterebbe sicuramente il numero 10. Un fuoriclasse!

giovedì 6 settembre 2012

Edizione Cinque Autoctoni - Farnese

 
Edizione cinque autoctoni rappresenta uno splendido uvaggio prodotto dall’azienda Farnese, nota cantina Abruzzese.
I vitigni impiegati sono il Montepulciano, il Primitivo, il Sangiovese, il Negroamaro e la Malvasia.
E’ sicuramente un vino di grandissimo corpo e personalità, molto complesso al naso, forse leggermente troppo morbido e per così dire dal gusto internazionale. Piacerebbe sicuramente moltissimo ai Californiani.
Giustamente premiato con i cinque grappoli dall’ultima Guida Duemilavini AIS di Bibenda, si può trovare ad una ventina di Euro in enoteca.
Perché un’azienda abruzzese dovrebbe chiamarsi con il nome di una delle più illustri famiglie della nostra storia? Per il semplice motivo che nel 1582 la principessa Margherita d’Austria, figlia di Carlo V e moglie di Alessandro Farnese, comprò per 52 mila ducati la città di Ortona, affascinata dal clima e dal paesaggio.
Le uve di Sangiovese, Montepulciano d'Abruzzo, Pecorino, Trebbiano d'Abruzzo, Passerina, sono alcuni degli autoctoni di questa azienda e rappresentano la maggioranza della produzione Farnese, che raggiunge addirittura 11 milioni di bottiglie l’anno.
Scuramente un bel compagno di viaggio per allietare il mio soggiorno di una notte in Abruzzo presso il Ristorante il Dito e la Luna di Ripa Teatina. Ogni tavolo aveva una bottiglia di una cantina diversa di Montepulciano d’Abruzzo. La mia però era speciale.

mercoledì 5 settembre 2012

Five Roses 68° Anniversario - Leone De Castris

Se vi capiterà di passare una breve vacanza estiva in Puglia, non potrete non notare come i vini che vanno per la maggiore, soprattutto durante l’orario dell’aperitivo, sono di gran lunga i rosati.
Circostanza alquanto inconsueta visto che negli ultimi anni, ormai in ogni parte d’Italia, l’ora dell’aperitivo è riservata alle bollicine (Prosecco o Franciacorta), ai bianchi, o addirittura (purtroppo) agli Spritz.
In Salento no. Si beve il Rosè e come si è già detto parlando del GIrofle dell’Azienda Monaci o del Castel del Monte Bombino Nero Pungirosa di Rivera, qui ci sono i migliori d’Italia.
Correva l’anno 1943 ed il Five Roses fu il primo vino rosato italiano ad essere imbottigliato e commercializzato in Italia.
Cinque Rose, come il nome di una contrada del Feudo di Salice Salentino, nonché 5 come il numero dei figli che ogni generazione Leone De Castris ha avuto.
Il nome, così americanizzato, è dovuto al fatto che sul finire dell’ultima guerra, il Generale Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti delle forze alleate, chiese una grossa fornitura di vino rosato italiano, ma chiese espressamente che portasse un nome americano. Nacque così il Five Roses.
Nella versione del 60° anniversario è stato premiato da Bibenda Duemilavini dell’AIS quale miglior vino rosato italiano.
Il Five Roses è costituito quasi interamente da uve Negroamaro raccolte a mano da vigne coltivate ad alberello, con una piccola aggiunta di Malvasia di Lecce. Un prodotto unico e versatile, abbinabile ad una semplice pizza, ovvero ad una zuppa di farro o ad un più stuzzicante piazzo di sushi.
 La cantina Leone De Castris produce ovviamente molti altri prodotti, fra cui spicca sicuramente il Donna Lisa. La produzione annua è di circa 2.5 milioni di bottiglie.
In Enoteca è possibile trovarlo a circa 10 Euro. Servitelo fresco a 10 – 12°.

Anarkos 2011 - Accademia dei Racemi

Quella di oggi è un’etichetta particolare, non tanto per i vitigni utilizzati che costituiscono il tipico uvaggio salentino (Negro Amaro, Primitivo e Malvasia Nera), bensì per il fatto di costituire un vino di “protesta”.
Il nome di questo vino deriva infatti da una provocazione della stessa azienda vinicola, che vuole divulgare il disagio dei viticoltori locali che si trovano a combattere con grandi speculatori che, visto il successo che stanno ottenendo i vini pugliesi, acquistano vigneti e masserie per poi potersi fregiare del titolo di viticoltori pugliesi, avere i finanziamenti che lo stato prevede e mettere sul mercato vini che vengono prodotti in altri luoghi, al di fuori della Puglia, usando percentuali di uve diverse.
Una piccola curiosità riguarda il nome della cantina, Accademia dei Racemi appunto, in quanto i “racemi” non sono altro che il secondo frutto che alcune varietà (primitivo ad es.) sviluppano in quantità rilevante sulle femminelle. Questi frutti di seconda generazione maturano a distanza di circa 20 giorni dalla vendemmia dei grappoli primari e pertanto vengono raccolti e vinificati in un secondo tempo, rappresentando una seconda opportunità per migliorare o addirittura recuperare gli eventi negativi occorsi nella prima vinificazione.
Il Rosso Anarkos si presenta di colore rosso rubino intenso e con buona struttura, non particolarmente complesso al naso e con media persistenza. In Enoteca lo si può trovare a 5 – 6 Euro.

martedì 4 settembre 2012

Metiusco Rosso - Palamà

Metiusco, in greco “Mi Ubriaco”, è un uvaggio costituito dalle principali uve a bacca rossa rappresentative del territorio salentino e viene prodotto dalla Cantina Palamà, con sede a Cutrofiano in provincia di Lecce.
Negro Amaro, Malvasia e Primitivo sono i tre vitigni alla base di questo riuscito prodotto, intenso e complesso dal punto di vista olfattivo e dotato di una buona morbidezza e persistenza sotto l’aspetto gustativo.
Il Negro Amaro, in dialetto “niuru maru” – dal colore nero delle bucce e dal sapore amaro del vino, costituisce la varietà più diffusa nel Sud della Puglia, ed entra nella composizione di numerosi vini pugliesi, soprattutto rosati. Di profumo intenso, fruttato, di media struttura, tannicità appena accentuata.
Il Primitivo, per via della sua precoce maturazione, stretto parente dello Zinfandel Californiano, è di un rosso rubino più profondo del Negro Amaro, più tannico strutturato e dotato di grande persistenza gusto- olfattiva.
Ed infine la Malvasia Nera, in genere quasi mai vinifcata in purezza, bensì insieme al Negro Amaro al quale dona alcolicità, sapidità e corpo. Le Malvasie rappresentano una vasta ed eterogenea famiglia di vitigni, sia a bacca nera che a bacca bianca, coltivate in quasi tutte le regioni d’Italia: Malvasia Istriana, Malvasia Nera di Lecce, Malvasia Nera di Brindisi, Malvasia Bianca e Nera di Basilicata, Malvasia di Candia, Malvasia di Lipari, etc..
Di tempo ne è passato da quando “Arcangelo” ha fondato questa bella cantina ed i frutti non si sono certo fatti aspettare. Correva l’anno 1936 quando un giovanissimo Michele Arcangelo Palamà, meglio noto come Arcangelo, abbandona i giochi della sua infanzia; colto da irresistibile e profonda vocazione, inizia un percorso che durerà per tutta la propria esistenza e che lo porterà a conoscere il vino in ogni dettaglio, in ogni risvolto, con tutta la passione e l’amore possibili verso il magico frutto della vite.
Questo vino ha tutti i profumi della sua terra e nella versione Rosè ha saputo addirittura ottenere al Vinitaly  il diploma di Gran Medaglia d’oro.
Oggi bevo… Metiusco, quindi … mi ubriaco.

Tinaia - Cantine Due Palme

Cantine Due Palme è una cantina cooperativa che vede i suoi inizi una ventina di anni fa, nel paese ormai noto per avere dato i natali ad Albano Carrisi: Cellino San Marco, in provincia di Brindisi.
1000 soci conferitori e ben 2200 ettari di vigneti sparsi fra Cellino San Marco, Squinzano, Brindisi, Mesagne, Salice Salentino.
Le fasi di vinificazione delle uve si svolgono nella nuova cantina di Cellino San Marco che si sviluppa su una superficie di 45.000 mq. In questa struttura produttiva vengono effettuate tutte le operazioni post-vendemmiali, di vinificazione e di affinamento, fino all’imbottigliamento.
Nei 2200 ettari di vigneti si coltivano per il 90% varietà a bacca rossa e per il 10% varietà a bacca bianca, con una produzione media annua di circa 200.000 quintali d’uve per una resa che oscilla tra i 70 e gli 80 quintali per ettaro. Fra i vitigni coltivati si annoverano gli autoctoni Negroamaro, Primitivo, Susumaniello, Aleatico, Fiano, Malvasia Nera e Moscato, ovvero quei vitigni con i quali la Puglia è entrata a buon diritto nel gotha dei territori di eccellenza produttiva. Mentre, tra le varietà alloctone spiccano Sangiovese, Montepulciano, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Pinot Bianco e Nero, Chardonnay e Sauvignon.
Una curiosità riguarda il nominativo del vitigno Susumaniello, uva di origine probabilmente dalmata il cui nome deriva dall’appellativo “carico come un asino” che si riferisce alla caratteristica capacità di questa pianta di essere molto produttiva nei primi anni di vita. In età matura, a circa 10 anni, la sua produttività si riduce considerevolmente. Arriva a maturazione nella prima metà di settembre, i grappoli sono di medie dimensioni con la buccia di colore blu/violetto vellutato. Gli acini sono ricchi di zuccheri con un’equilibrata acidità. Contengono più del doppio degli antociani del Negroamaro ed hanno un elevato indice estrattivo.
Di questa cantina ho avuto, purtroppo, l’occasione di assaggiare solo il Tinaia, uno chardonnay in purezza, piuttosto consistente, 13,5% di titolo alcolometrico, costo all’incirca sui 10 Euro in Enoteca.
Uso il purtroppo, non solo perché la Puglia non è certo rinomata per i vini bianchi, ma soprattutto perché avrei preferito poter degustare uno di quei vitigni autoctoni che rendono tanto famosa questa terra. Tuttavia la cena era interamente a base di pesce, in parte crudo, e la scelta è stata quasi obbligata.

Salento Fichimori 2011 – Tormaresca

Prodotto principalmente da uve Negroamaro raccolte a mano, con una piccola aggiunta di Sirah, il Fichimori è uno tra i pochi vini rossi da bersi freddo, come suggerito dalla stessa dicitura sulla retroetichetta.
E’ un vino perfetto per l’estate, che trae origine dall’usanza tutta pugliese, di tenere i vini rossi in frigo durante le calde giornate estive.
Questo vino si presenta particolarmente profumato, con tannini morbidi, che lo rendono ideale ad essere degustato a temperature solitamente usate per i vini bianchi.
Queste caratteristiche lo rendono adatto a quello che notoriamente rappresenta un abbinamento azzardato, ossia l’abbinamento con i piatti di pesce, solitamente ad esclusivo appannaggio dei vini bianchi.
La temperatura consigliata è quella di 8 – 10 gradi.
L’azienda Tormaresca è un’azienda di proprietà dei Marchesi Antinori, quelli che producono il Tignanello per intendersi.
Sicuramente una bella sorpresa ed un prodotto insolito. Non rimarrete delusi.

lunedì 3 settembre 2012

Rosè Girofle 2011 – Azienda Monaci

Oggi parliamo ancora di un vino rosato, la categoria di vini sicuramente più sottostimata e meno considerata da tutti i bevitori, appassionati e non, competenti e non, realizzato dall’Azienda Monaci di Copertino.
L’errore principale in cui cadono molti consumatori, è quello di pensare che i vini rosati siano ottenuti miscelando un vino bianco ad uno rosso, pratica vietata per legge in tutti i paesi vinicoli del mondo.
Gli unici vini rosati che possono essere prodotti in questo modo sono i vini base utilizzati per la produzione di spumanti, come lo Champagne ed il Franciacorta.
Come tutti sappiamo il processo di produzione dei vini rosati è a metà strada tra quello in bianco e quello in rosso. Un vino rosato si produce esclusivamente da uve rosse, che vengono pigiate lasciando le bucce macerare nel mosto, quel tanto che basta affinché il vino prenda dalla buccia il colore desiderato.
Il prodotto finale potrà avere quindi una tonalità più o meno intensa, che dal rosa passa al cerasuolo fino ad arrivare al chiaretto.
Una volta ottenuto il giusto colore, il vino viene separato dalle bucce (svinamento) e la fermentazione prosegue in recipienti di acciaio.
Questo prodotto dell’azienda Monaci, viene realizzato utilizzando unicamente uve negro amaro coltivate ad alberello pugliese. Titolare di questa cantina è Severino Garofano.
Il Girofle è un vino ben riuscito, del resto i rosati di puglia sono i migliori in Italia, con profumi delicati al naso e grande freschezza al palato.

Castel del Monte Bombino Nero Pungirosa 2011 - Rivera


Il Vino più significativo di questa zona è sicuramente il Castel del Monte Rosso, fra cui va ricordato il famoso “Il Falcone” dell’azienda Rivera.
La zona porta questo nome in onore dell’imperatore Federico II di Svevia che nel 1240 fece costruire il Castello da cui prese poi nome la località.
Le tipologie prodotte in questa zona, che comprende anche le città di Trani e Ruvo di Puglia, sono l’uva di Troia, il bombino bianco, il bombino nero, l’aglianico, oltre naturalmente ai soliti internazionali.
Il Salento tuttavia è famoso soprattutto per i suoi vini rosati, considerati senza discussione i migliori rosati d’Italia e che io amo chiamare i “Vini dopo spiaggia”, per via della loro freschezza e semplicità che li rendono adatti a rinfrescare una lunga giornata passata di mare.
La Cantina Rivera può vantare una tradizione ultracentenaria. Correva infatti l’anno 1900 quando Giuseppe De Corato decise di coltivare viti ed ulivi nella vasta tenuta Rivera, costituita da circa 95 ettari di proprietà.
Ora siamo alla quarta generazione della famiglia De Corato ed i risultai raggiunti sono di grandissimo prestigio.
Il Pungirosa è uno splendido rosè interamente a base di bombino nero, varietà a bacca nera particolarmente adatta alla produzione di vino rosato, poiché ha una buccia molto sottile e povera di sostanze coloranti. I suoi grappoli, anche quando sono maturi, presentano spesso alcuni acini verdi che contribuiscono a mantenere alta l’acidità e quindi la freschezza del vino.
La vendemmia dei vigneti ad alberello avviene ai primi di ottobre, ed il mosto viene tenuto a contatto con le bucce per circa 22 – 24 ore alla temperatura di 5-6°.
Sicuramente un ottimo aperitivo ed un buon compagno per antipasti a base di pesce.